Ieri ho terminato Le lacrime di Eros, l’ultima opera che un Bataille ormai sofferente («Non vedo bene i numeri delle pagine, ma mi confondo e sono molto stanco», Lettera del 22 maggio 1961) pubblicherà prima della morte. In un’altra lettera (5 marzo 1960) ‒ in cui si percepisce l’ansia di arrivare alla fine del lavoro (ma ci vorrà ancora un anno) ‒ Bataille scrive: «Vorrei farne un libro più importante di tutti quelli che ho già pubblicato». Leggi tutto “Larmes d’Éros”
Nudità
«Non ho bisogno di spogliarti per vederti nuda.»
«E come fai?» Leggi tutto “Nudità”
Insonnia
Non riesco e non voglio dormire. Il sonno è per gli sconfitti, gli sfiniti, gli eterei. Io sono carne che morde, e cumuli di febbre. Vorrei che la raccogliessi come una coppa, un tabernacolo, una conchiglia fumosa. Dovrei poterti gridare dentro, fino a spegnerla. Fino a spegnerla.
Mal di testa
A volte mi chiedo se l’emicrania non sia un ricordo soppresso ‒ come quella domenica svanita cui avrei dovuto dirti “stai qui” ‒ che preme sulle pareti per rinnovare il taglio, e compensare nel danno l’errore o l’amore di un giorno di gioco umano; o piuttosto un desiderio inespresso, così proibito da restare impronunciato, così privo di labbra e occhi e spessori su cui formarsi, e altro non può che divampare nel chiuso di una scatola buia, di osso e cartone, finché non ne strina la carne, seviziandola: quella carne viziata, da silenziosa accidia, che gli impedisce l’incontro con un corpo capace di sanarlo, di dargli un tempo che non sia insensato.