«Il significato dell’amore umano è la giustificazione e la salvezza dell’individualità attraverso il sacrificio dell’egoismo»
(V. S. Solov’ëv)
Alcuni peccati poco originali
«Il significato dell’amore umano è la giustificazione e la salvezza dell’individualità attraverso il sacrificio dell’egoismo»
(V. S. Solov’ëv)
L’unità più intima che si possa immaginare, basata non soltanto sull’essere in relazione verso l’altro oppure insieme all’altro, ma nell’intimità ancora più grande dell’essere nell’altro, l’amante nell’amato e viceversa… L’essere in relazione verso l’altro porta per sua stessa dinamica interna all’essere nell’altro, entrare nell’altro, suprema aspirazione dell’amore che vuole unire il diverso senza annullarlo. (Luis F. Ladaria)
Ieri ho terminato Le lacrime di Eros, l’ultima opera che un Bataille ormai sofferente («Non vedo bene i numeri delle pagine, ma mi confondo e sono molto stanco», Lettera del 22 maggio 1961) pubblicherà prima della morte. In un’altra lettera (5 marzo 1960) ‒ in cui si percepisce l’ansia di arrivare alla fine del lavoro (ma ci vorrà ancora un anno) ‒ Bataille scrive: «Vorrei farne un libro più importante di tutti quelli che ho già pubblicato». Leggi tutto “Larmes d’Éros”
Da qualche tempo ho abbandonato la scrittura. Abbandonata come si abbandona un tesoro sotto la sabbia, o un alcolico in una cripta buia. Leggi tutto “Eros Theos”
Come spiegarti la sensazione di sparire nel tuo corpo, quel momento in cui il pensiero smette finalmente il suo brusio e tutto il vuoto si riempie del tuo spessore, se non rallentando fino al supplizio la mia permanenza in te, con uno scivolare indifeso? Leggi tutto “Piccola morte”
«Li vedi i segni dei chiodi?» soffiava nel mio orecchio, quasi fosse responsabile del martirio. Leggi tutto “Chiodi”
E questa è una di quelle giornate in cui annusi l’aria, ti accorgi che è già sera, e quella strana sensazione di brace che si attutisce nella carne, in cerchi attorno agli occhi, ti costringe a sopportare una stanchezza priva di ricordi. Leggi tutto “Tic toc”
Non riesco e non voglio dormire. Il sonno è per gli sconfitti, gli sfiniti, gli eterei. Io sono carne che morde, e cumuli di febbre. Vorrei che la raccogliessi come una coppa, un tabernacolo, una conchiglia fumosa. Dovrei poterti gridare dentro, fino a spegnerla. Fino a spegnerla.