A volte mi chiedo se l’emicrania non sia un ricordo soppresso ‒ come quella domenica svanita cui avrei dovuto dirti “stai qui” ‒ che preme sulle pareti per rinnovare il taglio, e compensare nel danno l’errore o l’amore di un giorno di gioco umano; o piuttosto un desiderio inespresso, così proibito da restare impronunciato, così privo di labbra e occhi e spessori su cui formarsi, e altro non può che divampare nel chiuso di una scatola buia, di osso e cartone, finché non ne strina la carne, seviziandola: quella carne viziata, da silenziosa accidia, che gli impedisce l’incontro con un corpo capace di sanarlo, di dargli un tempo che non sia insensato.
La parola capace di penetrarti, senza farti del male.
La parte più difficile, a volte, è trovare quella parola capace di penetrarti, senza farti del male.
“Morte per acqua”, La mela e altri peccati poco originali.
L’erotismo, in generale.
Responsabilità
L’11 febbraio raggiungevo il traguardo dei 1000 “mi piace” sulla pagina di Facebook dedicata alla “Mela”, e scrivevo questa riflessione:
Mille persone che ti seguono sono una responsabilità. Grazie a quanti in questi giorni stanno leggendo i racconti e ‒ anche attraverso la pagina ‒ dialogano con me, mettendo i loro mondi a contatto col mio. È una meraviglia il modo in cui mi aiutano a capire meglio il libro. A vederlo coi loro occhi. Mi sbaragliano di stupore quando mi rivelano l’effetto che procura. Ma è un perturbarsi reciproco, e di questo sono grato. Mi rasserena che il testo non rimanga in superficie. E mi innamora poter scoprire ogni giorno nuovi nomi che si aggiungono (eh sì, lo ammetto: la sera guardo tutti i profili, per conoscervi un po’, e scoprire quanto desiderio fermenta ovunque). Posso solo sperare che le parole che offro alla lettura siano abbastanza. Posso solo limarle ossessivamente per renderle bellezza per il tempo che attraversano. Perché la bellezza, credo, è una delle poche cose capace di aprire un varco nella rete. E se non lo apre, almeno ti rende capace di (r)esistenza. Il fatto è tutti abbiamo ombre che ci accompagnano, dentro e fuori; dar loro forma è un senso per la scrittura: «Turning shadow into transient beauty» (T. S. Eliot); «We work in the dark, we do what we can, we give what we have. […] The rest is the madness of art» (H. James); «All art is quite useless» (O. Wilde).
Ouroboros
Ouroboros. Essere. Tempo che scorre. Ricominciamo daccapo. Tutto passa. Sempre la stessa storia. Soliti peccati. Esistere. Non morirai mai. Di nuovo. Bianco e nero. Cambieremo. Tutto uno. Tu e Io. Le cose che accadono e le persone intorno. Eccoti.
(R)esistere
Il problema della bellezza non è che esista o meno. Ma che resista. Il peccato, in fondo, non è altro che separazione.
Melaring
“La mela e altri peccati poco originali” è una raccolta di racconti. Alcuni sono proprio seri seri. Un po’ drammatici, un po’ erotici. Dipende. Altri non sanno contenersi, e sfociano, spudorati, nel comico o nel surreale. Ci sono comunque un paio di unicorni, che non si sa mai. Chi è superstizioso, però, meglio che non legga. In tutto sono 17 racconti, pubblicati il 17 gennaio 2017. Se aprendo il libro si verificano strani fenomeni, e la gente intorno a voi inizia a morire, non ne sarò responsabile.
All’Indice
Ecco i racconti de “La mela e altri peccati poco originali” messi all’Indice… A pag. 201 non c’è il vuoto, ma una “ghost track”.
Ti fissa e sembra sapere ogni cosa
La copertina è un’opera di René Magritte, intitolata “Souvenir de voyage“, 1961.
Secondo alcuni lettori è capace di muoversi e seguire con lo sguardo.
Per sicurezza, eviterei di darle da mangiare dopo mezzanotte.