Come spiegarti la sensazione di sparire nel tuo corpo, quel momento in cui il pensiero smette finalmente il suo brusio e tutto il vuoto si riempie del tuo spessore, se non rallentando fino al supplizio la mia permanenza in te, con uno scivolare indifeso? Perché la fretta è nemica del piacere, e lo è della pace. È l’abbraccio l’unico riposo per un unicorno: ma tu forse non conosci il bisogno di andarsene, per non restare soli con un corpo che all’improvviso si scopre estraneo. Quel rumore nella testa, quella nausea, quella notte nella carne, che cresce e soffoca… Si sbaglia, sai, per amare, e per dimenticare e contare le stelle. Ma nel silenzio in cui ognuno si ascolta, avvolto dal dio bambino, da tanto non trovavo chi dialogasse con me.