«Li vedi i segni dei chiodi?» soffiava nel mio orecchio, quasi fosse responsabile del martirio.
«Si notano appena.»
«Una volta risorto, aveva ancora i fori sul corpo. Come prova.»
«Allora lasciami una cicatrice.» gli ho risposto, sentendomi la bocca bagnarsi. «Così potrò ricordarmi di te.»
Gli presi una mano, e la leccai sul dorso. Sul segno del chiodo.
«Non sai che a volte ciò di cui abbiamo paura non è il dolore, ma che la bellezza sia talmente forte da non riuscire a staccarcene?» mormoro, nel buio dei miei occhi chiusi. «Come un corpo dal legno a cui viene inchiodato… Abbiamo paura di perdere la libertà anche quando la schiavitù che ne deriva ci rende trasparenti. Quando riesce a farci essere noi stessi. Realizzarci nel farci servi. Promesse della bellezza… Alla fine, è ciò che temiamo di più. Trovarci faccia a faccia con la verità che siamo.»